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martedì 13 febbraio 2018

La difesa del confine orientale. Piani predisposti


Il piano di Tancredi Saletta 1889 -1909

 Negli anni successivi le singole fasi del Piano Cosenz vennero sottoposte a sperimentazione mediante esercitazione per i quadri, previste nell’ambito degli studi per gli ufficiali di Stato Maggiore. Con l’assunzione alla carica di Capo di Stato Maggiore del gen. Tancredi Saletta, il piano Cosenz fu sottoposto, a radicale revisione, anche se parziali modifiche erano già state apportate a partire dal 1889. Tancredi Saletta lo aggiorna e predispone un nuovo piano nel 1904, che nelle sue linee generali è sempre imperniato sul concetto di una difesa dalla minaccia austriaca, cioè ha un impronta totalmente difensiva. Nonostante il rinnovo del Trattato della Triplice, i piani sono sempre aggiornati. Sono i tempi, come detto, che il Conrad voleva una guerra preventiva contro l’Italia ed il nostro Stato Maggiore non era insensibile a questa minaccia.

Nel dettaglio, appena nominato capo di Stato Maggiore,  il gen. Saletta mise a verifica, attraverso numerose esercitazioni con i quadri, le diverse ipotesi operative prese in considerazione dal generale Enrico Cosenz, in quanto appariva a tutti evidente che dovevano essere aggiornate.
Una prima innovazione fu quella di assicurare una maggiore difesa delle coste italiane, ritenendo opportuno schierare alcuni reparti rafforzando, nel meridione, alcuni punti ritenuti essenziali per la difesa del Paese. Una divisione fu posta alla difesa di Roma, una divisione fu inviata in Sicilia, un Corpo d’Armata in Puglia. Fu sciolto il Corpo d’Armata Speciale, incaricato di operare ad ovest del Tagliamento,  e le sue funzioni date a tre divisioni di cavalleria. Sul Piave si dovevano attestare la 2a e la 3a Armata, che dovevano spingere tre Corpi d’Armata tra Piave e Tagliamento, ed un quarto Corpo d’Armata si doveva spingere verso Belluno.
La riserva, a livello di Armata, venne dislocata più a nord rispetto allo studio Cosenz, nella zona di Padova, Lonigo-Rovigo.
Era questo uno studio innovativo che prevedeva, se tradotto, come fu, in piano operativo, una radicale revisione di tutta la predisposizione per la radunata e per la mobilitazione. La materia non fu di pertinenza del solo Stato Maggiore, ma anche di vari ambienti politici, diplomatici ed economici e soprattutto fu centrale nelle discussioni nei circoli militari italiani dell’epoca. Il dibattito sulla difesa del confine orientale divenne oggetto di conferenze, dibattiti e polemiche, spesso anche di qualche spessore. Appariva evidente che occorreva dare una concreta risposta alla ipotesi, prima nemmeno formulata, di una eventuale guerra con l’Austria-Ungheria. Anche il Parlamento non rimase estraneo al dibattito e nelle tornate del 1899 e 1900 ribadì che si doveva dare una concreta attuazione alla difesa del confine orientale.
Gli studi di Stato Maggiore si infittirono. Si pose come cardine di ogni studio che, data la potenza dell’Austria-Ungheria, l’Italia non poteva che assumere solo atteggiamenti difensivi. Dibattiti sorsero in merito alla valutazione da dare alle possibilità di difesa del Tagliamento: alla fine si arrivò alla conclusione che questo fiume non poteva, per le sue condizioni idro-geografiche, essere un ostacolo degno di nota su cui imbastire la difesa ad oltranza. Il fiume più adatto a questa funzione si ritenne fosse il Piave, ricco d’acqua, almeno in quegli anni, con sponde sopraelevate, ed appoggiato a due ostacoli naturali molto efficaci, quali il Montello a nord e la laguna veneta a sud; inoltre questo corso d’acqua era vicino ad importanti terminali ferroviari. Si concludeva, in quei anni, la discussione, iniziata con Ricotti – Magnani, che la difesa doveva essere imperniata non sull’Adige, ma sul Piave.
Il nuovo piano di guerra aveva le seguenti caratteristiche e peculiarità:
. ulteriori 150.000 uomini destinati alla difesa delle coste;
. la difesa del saliente trentino-tirolese, si organizzò in due settori: l’occidentale, dallo Stelvio al Lago di Garda, affidato ad un Corpo d’Armata autonomo su tre divisioni, con aliquote di truppe alpine; l’orientale, alla 1a Armata, costituito da quattro Corpi d’Armata;
. la riserva, costituita dalla 4a Armata concentrata tra Monselice e Padova;
. sul Piave vi era il nerbo delle forze italiane costituite dalla 2a e dalla 3a Armata;
. contro gli sbarchi lungo le coste della penisola si lasciava un Corpo d’Armata in Puglia ed una divisione a Roma.
Questo piano fu definito in tutti i suoi particolari e si provvide alla diramazione a tutti i livelli; completati e distribuiti anche i documenti di mobilitazione e di radunata.[1]


[1] Ruffo M., L’Italia nella Triplice Alleanza. I piani operativi dello Stato Maggiore verso l’Austria-Ungheria dal 1885 al 1915, Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, 1998, pag. 157.

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