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martedì 11 agosto 2020

Riflessioni sulla Grande Guerra 2

APPROFONDIMENTI
von Conrad contro l'Italia

(nota precedente pubblicata in data 7 agosto 2020)

Nelle udienze del 1° febbraio e 11 maggio 1910, parlando con Sua Maestà della questione italiana: «accennai nuovamente alle spese italiane per l’esercito: il bilancio ordinario di 306 milioni per il 1910-11 conteneva un nuovo credito di 65 milioni, ed infine un altro di 83.750.000. Feci osservare che il notevole aumento del bilancio ordinario (20 milioni di più che nel 1907-08) ed i crediti straordinari di 420 milioni concessi dal 1906 in poi avevano spiccato carattere di armamenti bellici contro l’Austria-Ungheria, di fronte ai quali non dovevamo rimanere ciechi.
«Richiamai nuovamente l’attenzione di Aehrenthal sull’opera cosciente dello scopo, che svolgeva l’Italia per una guerra contro la monarchia ed altresì sul pericolo di essere superati dall’Italia.
«Dei provvedimenti militari concreti, risultanti all’occhio anche dei profani, che sta prendendo l’Italia in modo evidente per una guerra contro la monarchia, fanno parte:
a)        la costruzione, rapidamente spinta, di un sistema di fortificazioni in grande stile;
b)       l'aumento delle guarnigioni nel Veneto e, specialmente, nella zona di frontiera, come pure l’intendimento che ne consegue, non soltanto di proteggere in caso di guerra la frontiera, ma ben anche di irrompere, con corpi pronti ad operare, nel territorio della ‘monarchia, per disturbare la nostra radunata;
c)        lo sviluppo della rete ferroviaria;
d)       l'annuale spostamento dei reparti alpini dalla frontiera francese alla zona di frontiera colla monarchia;
e)        l'intensa attività in fatto di manovre; viaggi di istruzione, manovre con i quadri nella zona di radunata contro la monarchia;
f)         gli incessanti viaggi di ricognizione di navi italiane sulle coste della monarchia;
g)        il riordinamento generale dell’esercito e della flotta, spinto con celerità, per la primavera del 1912, colla visibile tendenza ad opporre alla monarchia forze per lo meno uguali, possibilmente superiori».
In una lettera all’Imperatore, del 9 settembre 1911, scrive:
«In Italia, invero, la vasta costituzione delle forze armate, la dislocazione di parte delle truppe nella frontiera sud-orientale, la costruzione, non avente pari per estensione e per celerità, di fortificazioni, rivolte soltanto contro di noi, la razionale costruzione delle ferrovie di radunata verso il Veneto, la costituzione oltremodo intensiva della protezione della frontiera e delle formazioni di volontari, come pure l’attivissimo servizio di informazioni procedono di pari passo colla assicurazione più amichevole e colle forme diplomatiche più concilianti.
«Ma, poichè gli scopi e le tendenze positive nel senso di una politica nazionale fanno supporre che l’Italia entri aggressivamente in azione in un momento opportuno, mentre da parte nostra siamo ben lontani, data la tendenza puramente conservatrice della monarchia, da un analogo intendimento, è ovvio che le nostre contro misure militari, le quali come già si è accennato rimangono molto in arretrato rispetto ai provvedimenti dell’Italia, possano essere male interpretate per partito preso».
Nel 1912, quale comandante designato della 3a armata, nel prospettare al capo di stato maggiore proposte operative ed organiche, così esordisce: « le fortificazioni italiane costruite in grande stile sul Tagliamento e nel Friuli settentrionale e meridionale si oppongono ormai alla nostra offensiva col grosso dall’Isonzo, che prima era attuabile in modo relativamente facile e decisivo, difficoltà tanto maggiori in quanto i mezzi d’attacco necessari da parte nostra sono rimasti allo status quo, non ostante i miei sforzi di anni.
«L'Italia, da quell’epoca, ha progredito in elevata misura militarmente, specie in quanto concerne le predisposizioni contro la monarchia; e quest’ultima invece è rimasta arretrata in tutto. Mentre ad esempio nel 1906-7 ed ancora nel 1908 sarebbe stato possibile, con i mezzi d’artiglieria della monarchia, avere ragione delle fortificazioni, ciò non è più possibile; mentre allora potevamo subito radunare alla frontiera grandi forze atte ad agire prontamente, ora le cose sono invertite, per lo sviluppo della rete ferroviaria italiana; l’Italia, grazie all'aumento e al rinforzo essenziale delle sue guarnigioni di frontiera, può entrare in azione con numerose forze, ed eziandio anche di sorpresa all’inizio della guerra. Da parte nostra non si sono effettuati gli aumenti di guarnigioni segnalati come imprescindibili, per non creare difficoltà diplomatiche. Mentre l’Italia nel 1906-7 poteva mettere in campo al massimo 24 divisioni, ora ne può aggiungere 6 che ben inteso diverranno 12 di milizia mobile. . . .
«Nulla si fece nè per far subito guerra all’Italia, nè per prepararci energicamente pel momento in cui tale guerra diverrà necessaria, . . . .
«Italia. E’ innegabile che tale stato, dalla sua unione nazionale, si è ininterrottamente consolidato, ha progredito commercialmente, finanziariamente, politicamente e specialmente poi nel campo militare, ed è entrato nella scena mondiale con tutte le tendenze di una grande potenza. Devesi inoltre far notare che sarebbe errore il commisurare l’esercito italiano alla stessa stregua del secolo scorso, e, quand’anche per l’avvenire si faccia calcolo sulla bravura preponderante delle nazioni della nostra monarchia, l’esercito italiano deve essere considerato molto di più di allora a causa anzitutto del suo ottimo ed ambizioso corpo di ufficiali, delle abbondanti dotazioni tecniche, fra le quali considero anche il sistema munificentemente attuato di fortificazioni, ed infine, dell’entusiasmo nazionale alimentato con tutti i mezzi.
«Agli insuccessi in Tripolitania non si deve dare troppo valore da tal punto di vista; giacchè simili fenomeni si sono verificati anche presso altri eserciti in condizioni analoghe».
I progressi del nostro esercito sembrarono tali al Conrad da fargli deporre l’antica idea della guerra preventiva contro di noi, tanto che, nell’aprile 1913, esaminando la condotta politica più conveniente per l’Austria-Ungheria in seguito alle complicazioni balcaniche, disse: «Ogni nostra azione indipendente desterebbe indubbiamente ora la sfiducia dell’Italia e la spingerebbe nelle braccia della Russia.
«Ed allora avremmo quella guerra su tre fronti cui siamo impari. Dobbiamo mantenerci d'accordo con l’Italia nell’agire e solo quando tutto fallisse seguire coll’Italia la via della resa dei conti...».

Tutto il pensiero del Konrad in questi dieci anni prima dello scoppio della Grande Guerra. L’Austria-Ungheria temeva la nostra forza e aveva, per il Konrad opzioni in esame, tenersela amica ad ogni costo nel quadro della Triplice Alleanza oppure, arrivare alla tanto agognata guerra preventiva. Questo per evitare che l'Italia si alleasse con la Russia, costringendo l'Austria ad una eventuale guerra su tre fronti (sviluppare il concetto).
Tutto il pensiero del Konrad è . . . . a sostegno delle sue tesi. L’Italia non era così forte come lui la descriveva.




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