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domenica 24 luglio 2016

In merito alla manca irruzione della 4a Armata oltre Dobbiaco. Le valutazioni austriache

 APPROFONDIMENTI

Il Comandante dell’Alpencorps, gen. Krafft von Delmensinghen, un mese dopo la dichiarazione di guerra del 24 maggio 1915, il 22 giugno 1915 inviava un rapporto confidenziale ai subordinati comandi di settore V e IV:

“Oggetto. Valutazione della situazione bellica.
La condotta finora esitante degli Italiani appare poco comprensibile a tutti gli ufficiali esperti. Si sarebbe pensato che l’Armata di uno Stato che si prefigge una pura scorreria e che ha avuto 10 mesi di tempo per prepararvisi, avrebbe agito rapidamente per attaccare quello che vuole conquistare. D’altra parte, però, si deve considerare che il nemico ha potuto riflettere in tutta calma per 10 mesi da osservatore, e in questo modo si ottengono i successi in guerra: ma che ora egli è obbligato ad adeguare alle conoscenze acquisite le prestazioni che può attendersi dalla sua Armata. Fin qui la guerra (quella di tutti i fronti) ha messo sufficientemente in evidenza l’importanza di una difesa ben preparata. Ha dimostrato che anche le truppe più valorose e tenaci possono aver ragione delle posizioni fortificate solo dopo una preparazione molto accurata. Il nemico non agisce in modo illogico quando cerca soprattutto di assicurarsi una schiacciante superiorità nell’artiglieria, anche se a noi non risulta ancora chiaro perché non lo abbia fatto prima. La condotta fin qui tenuta dal nemico non si configura quindi altrimenti se non come un lento, circospetto avanzamento nelle posizioni nelle quali è in grado di coprire il suo schieramento con l’artiglieria. Il nemico si creerà dunque presumibilmente tutte le condizioni per poter una volta sferrato l’attacco, fare uso dei suoi mezzi tecnici in tutta la loro potenza ed efficacia, riuscendo così a bilanciare la non troppo elevata forza d’attacco della fanteria. Non dobbiamo quindi lasciaci ingannare e cullare della calma dell’avversario.”[1]

Nel commentare questa Robert Striffler scrive:
“Nella sua analisi, non certo scritta a posteriori, Krafft dimostrava comunque totale comprensione per la tattica italiana, astenendosi da qualsiasi denigrazione demagogica dell’avversario. Secondo Krafft, nei primi dieci mesi di guerra (dall’agosto 1914) gli Italiani avrebbero preparato i loro piani nella convinzione che i difensori, specialmente trattandosi di guerra in montagna, si trovassero in posizioni geograficamente avvantaggiate, dalle quali poteva essere scalzati solo con la superiorità dell’artiglieria. Infatti, il guaio dei piani italiani fu proprio la sopravalutazione delle forze di difesa nei primi giorni di guerra all’Austria.”[2]

La comune opinione che oggi è nella maggioranza degli studiosi è che il gen. Nava, comandante della 4a Armata, con una avanzata rapida e una forte determinazione, avrebbe potuto benissimo sfondare il fronte dolomitico e penetrare in profondità tra le montagne ed arrivare in val Pusteria. Nessuno oggi può dire che cosa sarebbe successo in seguito, ovvero se fosse stato in grado di mantenere le posizioni conquistate e se questo successo quando avrebbe inciso sulla vittoria finale.

Nelle settimane precedenti le ostilità era emerso l’atteggiamento guardingo, quasi titubante, del gen. Nava e dei suoi diretti collaboratori, non in armonia con quanto stabilito dalle direttive di Cadorna, che chiedeva una iniziativa vigorosa alla 4a Armata. Al momento della dichiarazione fu emanato l’ordine di operazioni n. 2 che prevedeva ulteriori spostamenti in avanti, ma il Comando del IX C.d.A. era ancora a Belluno, mentre quello del I C.D.A. a Pieve di Cadore.. Nessuna brigata di fanteria  si era avvicinata al confine ed aveva preso la via dei passi. Il Comando del I C.d.A. prescrive che si doveva attuare un atteggiamento guardingo ed era opportuno contrastare eventuali tentativi di iniziative avversarie. In pratica nei primi giorni di guerra, l’atteggiamento italiano fu di totale inazione. Solo il 27 maggio il predetto comando di corpo d’armata ordinò una ricognizione su Cortina ed una azione dimostrativa a cavallo del Boite. Ma la conca di Cortina era stata sgombrata dagli Austriaci, e quindi ad una settimana dall’inizio delle operazioni non erano state svolte alcuna azione di qualche importanza. Il 1 giugno il Comando di Armata ordina l’avanzata generale



[1]Striffler R., Guerra di mine nelle Dolomite. Col di Lana, Trento, Casa Editrice PANORAMA, 1997,  pag. 31.
[2] Ibidem 

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