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venerdì 1 luglio 2016

Il costo degli armamenti nel mondo

UNA FINESTRA SUL MONDO

LA SPESA MILITARE NEL MONDO – 2014.,

IN AFRICA ED IN ASIA IN CRESCITA. IN DIMINUZIONE NELLE AMERICHE E IN EUROPA

Massimo Coltrinari


L’Istituto sulla Pace ed il Disarmo (SIPRI),che ha sede a Stoccolma, ha comunicato in un rapporto reso noto in questi giorni, i dati sulla spesa militare nel mondo.
Il totale della spesa miliare nel mondo è pari, per il 2014, a 1800 miliardi di dollari, lo 0,4 in meno rispetto al 2013.
In generale la spesa è diminuita nelle Americhe e in Europa Occidentale,mentre è aumentata in Asia, Medio Oriente, Africa, Oceania ed Europa Orientale.

In termini assoluti i cinque paesi che più hanno speso per le esigenze militari sono: gli Stati Uniti, da anni in testa in questa speciale classifica, seguiti dalla Cina, dalla Russia,dall’Arabia Saudita e dalla Francia. Gli Stati Uniti hanno speso circa 610 miliardi di dollari, ovvero un terzo della spesa globale, in leggero regresso rispetto all’anno scorso; in aumento le spese militari della Cina, che nel suo budget militare per il 2014 ha messo 216 miliardi di dollari, cioè tre volte meno degli Stati Uniti, la Russia, che ha stanziato 84 miliardi di dollari e l’Arabia Saudita, con 81 miliardi di dollari., entrambi i paesi con un badget di 8 volte inferiore a quello degli Stati Uniti. La Francia, primo paese dell’Europa occidentale, ha nel budget militare 61 miliardi di dollari (10 volte meno degli Stati Uniti). Ne totale, questi cinque Paesi valgono il 60% della spesa globale militare.

Nella fascia a ridosso di questi paesi troviamo la Gran Bretagna con un budget di 60 miliardi di dollari, ovvero dieci volte meno degli Stati Uniti e l’India, che nella sua prosopopea di grande democrazia del mondo e potenza emergente, ha un budget di 50 miliardi di dollari. A seguire la Germania ed il Giappone con 46 miliardi e, in modo sorprendente ma che rileva come questo paese sia costretto ad armarsi per le derive autoritarie ai confini, la Corea del Sud con 37 miliardi di dollari. In questa fascia si può inserire l’Italia, al dodicesimo posto nella graduatoria mondiale, scesa di un punto rispetto al 2013, con 31 miliardi di dollari, ma queste spese sono in diminuzione e si può dire che oltre il 70% è dedicato a stipendi e pensioni, ed il restante all’addestramento e quello che rimane all’investimento.

A livello regionale quest’anno si rileva che, grazie all’effetto trainante della Cina, i paesi dell’Asia, con quelli dell’Oceania hanno un budget complessino di 439 miliardi di dollari, un quarto della spesa globale. Da notare che l’Afganistan, in vista dello sganciamento a fine anno dell’impegno occidentale, ha avuto rispetto al 2013 i maggiori incrementi di spesa
I Paesi dell’Europa hanno messo in bilancio 386 miliardi di dollari di cui quelli occidentali 292 miliardi e quelli orientali 94 miliardi, marcando ancora di più il divario tra est ed ovest. In quest’area si può rilevare che, in virtù della crisi in Ucraina, l’Ucraina ha incrementato le spese militari del 23%, la Polonia dell’13% mentre la Russia, ma sono dati antecedenti la crisi ucraina stessa, dell’8%.

Nel Medio Oriente si registra un incremento della spesa militare che si attesta sui 196 miliardi di dollari. Iraq, Emirati Arabi, Arabia Saudita, e Bahrein sono i paesi che più quest’anno hanno aumentato le loro spese militari. Da notare che il Qatar, paese che ha affermato negli ultimi anni la sua posizione economica, ha acquistato armi ed equipaggiamenti per oltre 24 miliardi di dollari, quasi l’80% del bilancio militare italiano.
In Africa la situazione è più contenuta con una spesa militare che si attesta sui 50 miliardi di dollari, che però è in aumento. I paesi che più hanno speso sono l’Algeria, con 12 miliardi di dollari, un terzo del bilancio militare italiano e l’Angola, con 7 miliardi, spese queste con tendenze all’aumento.

Di fronte a queste cifre, che potrebbero essere più significative se si articolassero nei versanti investimento ed addestramento da una parte, spese per il personale, infrastrutture e logistica di aderenza dall’altra, si nota che la gerarchia mondiale è sostanzialmente immutata. Gli Stati Uniti sono la potenza militare globale, in grado di operare in tutto il mondo con qualche riserva, e poi seguono le potenze regionali, che si attestano su una fascia di spesa tra i 80 ed i 200 miliardi. Soprattutto il divario tra Russia e Cina è estremamente marcato, in cui la Russia, nonostante la volontà di giocare un ruolo globale di Putin, rimane una potenza regionale minore. L’Europa divisa ha un peso relativo, ma i principali paesi europei (Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia ed altri) superano la spesa militare cinese e quindi potrebbero essere in grado di svolgere un ruolo mondiale se avessero una politica estera unica e sotto un’unica direzione. Il resto del mondo segue nelle fasce medio-basse, con una potenza che si esprime a livello locale, in qualche caso regionale.

La sintesi che emerge da questo rapporto è che la spesa militare ha una tendenza al ribasso, come detto, nelle Americhe e in Europa, mentre è in crescita in Asia, Medio Oriente, Africa ed Oceania. Un dato che deve essere messo in sistema, per ulteriori analisi, con il crescente aumento della potenza della Cina: lì dove ci sono interessi diretti cinesi la spesa militare aumenta, al contrario in quelle aeree regionali in cui questi sono più attenuati, diminuisce.

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