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domenica 1 dicembre 2024

La Seconda Guerra Mondiale 1944 La Campagna d'Italia

APPROFONDIMENTI

1. La Campagna d’Italia

 

1a. Le quattro battaglie per Cassino, lo sbarco di Anzio

Agli inizi del 1944 il gen. Eisenhower e il gen. Montgomery fino ad allora assoluti protagonisti delle operazioni in Italia, vengono chiamati in Gran Bretagna per occuparsi direttamente della operazione Overlord. E’ un momento strategico significativo. Ormai il teatro mediterraneo deve lasciare il passo a quello occidentale, dove ogni risorsa dovrà essere destinata alla apertura del secondo fronte. Gli uomini che sostituiscono Eisenhower e Montgomery sono uomini di secondo piano, come di secondo piano diviene il fronte italiano. Si assisterà ad un continuo ritiro di forze alleate, destinate in Gran Bretagna, ed ad un costante rimpiazzo di queste con forze provenienti dai quattro angoli dell’impero e dal resto del mondo: oltre agli indiani, arriveranno i polacchi, i brasiliani, i neozelandesi, mentre lasciano l’Italia, anche perché il loro comportamento non è stato irreprensibile, anzi molto discutibile e biasimevole, le unità del Corpo di spedizione francese, composto per la maggior parte da truppe coloniali. Questa politica strategica, nella seconda metà del 1944 favorirà proprio di Italiani, che, mentre nella prima metà dell’anno sono visti ancora come nemici vinti e, soprattutto da parte britannica, da impiegare solo nel settore logistico, con l’operazione Anvil - Dragoon e tenendo presente il favorevole sviluppo delle operazioni in Francia, nella seconda metà dell’anno saranno chiamati a dare consistenti forze combattenti per tenere il fronte italiano. Sarà la trasformazione del Corpo Italiano di Liberazione, ritirato dalla linea nel settembre del 1944, quando aveva raggiunto il Metauro, nei Gruppi di Combattimento, ovvero unità combattenti a livello divisione che porterà le forze combattenti italiane a 250.000 mila effettivi.

 

Gli Alleati erano convinti che la risalita della penisola italiana fosse relativamente agevole, ma la battaglia di Ortona nel dicembre 1943 dimostrò che i tedeschi, con la tattica dell’arresto momentaneo su posizioni prestabilite, reazioni dinamiche immediate e sganciamento preventivo dopo che l’attacco alleato era stato montato su posizioni arretrate già organizzate a difesa, potevano mantenere il loro potenziale di difesa, senza impiegare ulteriori forze. La speranza alleata di alleggerire il fronte orientale si dimostrò vana, tanto che il Maresciallo Stalin non considerò mai il fronte italiano come il secondo fronte in Europa, anche se i tedeschi dovettero impegnare circa 30 divisioni tra il fronte e le retrovie, che però nel bilancio generale della guerra ebbero poco peso.

All’inizio del 1944. Gli Alleati, nella loro progressione verso nord, il due gennaio diedero inizio a quella che poi fu chiamata la battaglia di Cassino, che sviluppatesi in quattro fasi, si concluderà il 24 maggio: Cassino era il perno della difesa, sovrastata dalla maestosa ed imponente abbazia benedettina, che però dal punto di vista militare non aveva alcun valore e praticamente insignificante. Il suo valore, più che altro deterrente, era di caratteri piscologico e morale. Il terreno era quanto mai difficile ed adatta più alla difesa che all’attaco; non era possibile impegare le forze corazzate a massa, mentre la artiglieria aveva buon gioco più nella difesa che nell’attacco. L’aviazione tattica era limitata sia dalle postazioni in caverna o al riparo della difesa che dalla identificazione degli obiettivi difficilmente individuabili e perseguibili.  Gli alvei dei fiumi Liri, Rapido e Garignano rappresentavano punti critici per l’attaccante, e appigli tattici abbastanza buoni per il difensore; i sistemi montuosi degli Aurunci e di monte Trocchio erano altrettanti pilastri di difesa che, a posteriori, permettono di dire che la loro difesa bloccò l’avanzata alleata, data da tutti certa e sicura, fu bloccata per cinque mesi. 

Le forze contrapposte vedevano da una parte i tedeschi, al saldo e preciso comando del gen. Kesserling, che disponeva di 10 divisioni, non tutte al massimo della efficienza, ma con personale deciso, di sicuro affidamento e di grande esperienza. Gran parte di queste forze erano ordinate nella X Armata al comando del gen. Wietingoff, che aveva la diretta responsabilità del fronte tirrenico. Di fronte gli alleati schieravano il II C.d.A. del gen. Keyes, inquadrato nella V Armata al comando del gen. Clark.

Nel momento in cui furono investite le posizioni tedesche, le zone di protezione e di frenaggio furono facilmente superate. Il 15 gennaio fu investita la posizione di resistenza e l’azione, protrattasi per giorni, con attacchi sul Garigliano e sul Rapido, con la protezione sul fianco del Corpo di Spedizione Francese, doveva essere aiutata dalla azione concorrente della operazione “Schingle”. Il 22 gennaio 1944 il VI C.D.A. che comprendeva anche forze britanniche, sbarcava a sud di Roma, nel litorale laziale con l’obiettivo di tagliare ogni alimentazione e quindi accerchiare le forze tedesche schierate sulla linea Gustav. Cassino quindi doveva cadere dalle azioni combinate di attacco da sud e aggiramento mediante lo sbarco ad Anzio. Entro in azione anche il X C.d.A. britannico al comando del generale Mc Creery, che superò il Garigliano, e conquistò la località di Minturno.

Nella prima metà di febbraio il Comando alleato constatò che lo sbarco ad Anzio era stato bloccato e le offensive contro la linea Gustav non avevano dato i risultati sperati. Kesserling, peraltro, fu costretto a chiamare in Italia tre divisioni, per sostenere il fronte di Cassino, ed altre due, poi tre per bloccare e cercare di eliminare o bloccare la testa di ponte di Anzio.

Convinti che l’Abazia di Monte Cassino fosse utilizzata dai tedeschi, in violazione agli accordi internazionali di neutralità) era considerato territorio del Vaticano, Stato neutrale) gli alleati decisero di bombardarla. Fu un grave errore tattico e piscologico. I tedeschi si installarono subito fra le rovine, ed ebbero ulteriori osservatori sul campo di battaglia. L’attaco lanciato in contemporanea al bombardamento dai neozelandesi, il cui comandante gen. Freyberg aveva insistentemente voluto il bombardamento della abbazia, fu respinto.

Un lungo periodo di maltempo bloccò ogni operazione sul fronte di Cassino per diverse settimane. Il 15 marzo l’attaco fu di nuovo tentato. Iniziò con un potente bombardamento aereo (oltre 1000 tonnellate di bombe furono lanciate) seguito da un fuoco di sbarramento di artiglieria, finito il quale la fanteria iniziò ad avanzare, appoggiata dai mezzi corazzati. Le unità impiegate erano sempre neozelandesi, affiancate dalle truppe indiane del generale Turker. Alla fine della giornata metà della cittadina di Cassino era in mano alleata: il giorno successivo i paracadutisti tedeschi della 1° Divisione passarono al contrattacco e ristabilirono le posizioni. Ancona una volta gli alleati erano stati fermati.

 All’inizio di maggio venne messo allo studio un nuovo piano di attacco per superare le difese tedesche di Cassino. Attacco frontale che doveva essere sostenuto da azioni concorrenti, come quella di puntare al di là del Garigliano ed avere come obiettivo Valmontone. Gli alleati schierarono se divisioni, di cui 12 (inglesi, 4 francesi, 2 americane, e 2 polacche per l’attaco frontale) e le altre 4 per che dovevano bloccare le divisioni tedesche per aggiramento ed impedire loro di raggiungere le posizioni arretrate) contro le sette divisioni tedesche, che comprendevano oltre a quelle della X Armata anche quelle della XIV Armata. L’11 maggio inizio il fuoco dell’artiglieria con oltre 2000 pezzi, a cui si sovrappose i bombardamenti della aviazione tattica. Le sorti della battaglia rimasero incerte per oltre tre giorni. Il 14 maggio le divisioni francesi conquistarono il monte Faito ed il Monte Maio, raggiungendo Ausonia. Il 15 gli attacchi americani lungo il litorale tirreno ebbero esito favorevole, ed il XIII C.d.A. prese Pignataro, che con la sua ala destra potè dare un valido contributo alla azione del Corpo Polacco, la cui progressione verso l’area della Abazia si sviluppo nei giorni successivi. Ormai le difese tedesche erano ovunque attaccate e si cominciarono a sgretolarsi. Dopo un ulteriore sforzo, il 18 maggio i Polacchi piantarono la loro bandiera sulle rovine dell’Abazia, e la situazione si sbloccò sull’intero fronte. La battaglia per Cassino era termina

 

Sbarco di Anzio

Nel momento in cui gli Alleati furono fermati a nord nella loro avanzata verso Roma, con l’inoltrarsi della stagione invernale, presero coscienza che le operazioni in Italia non sarebbero state facili. A Tunisi, dove Winston Churchill era trattenuto per motivi di salute, maturò l’idea di tentare uno sbarco nel retro delle difese tedesche di Cassino e quindi farle cadere per manovra. IL piano era sostenuto dai Britannici ma era osteggiato dagli Statunitensi, che vedevano in questa operazione solo un inutile spreco di uomini e di risorse, essendo loro entrati ormai nell’ottica strategica che tutto doveva essere messo a disposizione di Overlord. Nelle discussioni relative questi dissidi tra gli alleati pesarono molto, in quanto si crearono false aspettative e tutto sembrava facile. Una volta sbarcati, superate le difese costiere si era convinti di arrivare ai Colli Albani e addirittura conquistare Roma con un semplice sforzo. Alla fine prevalse la volontà di Cherchill e l’operazione fu approvata. Si doveva sbarcare a sud di Roma, in quanto questa era il limite della aviazione, limite grave in quanto gli aerei alleati potevano rimanere sul cielo di Anzio solo una decina di minuti, poi dovevano rientrare alla base per rifornirsi. Pertanto la più retributiva area di Civitavecchia, che prestava condizioni di sbarco ottimali (oltre alle difese di Cassino anche Roma sarebbe caduta per manovra) soprattutto per la disponibilità del porto che era veramente notevole, non fu presa in considerazione. Non conoscendo questo dato i tedeschi avevano rafforzato le difese a nord di Roma e quindi nell’area di Civitavecchia, mentre avevano lasciato completamente indifese le zone di sbarco a sud di Roma, lungo il litorale Laziale. L’unico punto utile era l’area a ridosso di Anzio, che aveva un porto sufficiente per l’alimentazione logistica delle truppe sbarcate.

L’operazione ebbe inizio il 22 gennaio e non trovò nessuna resistenza; la sorpresa fu totale. Raggiunti nel primo giorno tutti gli obiettivi, anziché proseguire verso l’interno e puntare su Colle Albani per tagliare le vie di comunicazione verso sud, il gen. Luca, che comandata la forza sbarcata, memore dei precedenti della Sicilia e di Salerno, dedicò tutto il tempo disponibile a dotare la testa di ponte del maggior numero di materiali, anche perché sapeva che i mezzi da sbarco gli sarebbero stati sottratti dal 5 febbraio per essere messi a disposizione di Overlord. Passarono così tre giorni importanti in cui la testa di ponte si allargò verso l’interno ma permisero ai tedeschi, che nell’area non avevano truppe di far affluire ingenti forze che riuscirono ad attestarsi a difesa dal quarto giorno in poi. Le difese tedesche divennero sempre più robuste e quando gli americani tentarono una punta in avanti con formazioni di Rangers, fu un disastro. Praticamente i due reggimenti impiegati furono distrutti, e solo sei uomini ritornarono alla base, gli altri o caduti o feriti o nella maggior parte fatti prigionieri.  Ai primi di febbraio i tedeschi lanciarono una controffensiva che fu fermata a stento. Ormai la situazione era compromessa: da una parte gli alleati che facevano affluire mezzi e uomini dall’altra i tedeschi che tentarono in tre offensive lanciate nel corso del mese di febbraio di rigettare a mare gli alleati. Ai primi di marzo la situazione entrò in stallo: in pratica sei divisioni alleate erano sulla testa di ponte con le formazioni tedesche che presidiavano le posizioni per tenere aperte le vie verso Cassino. In sostanza lo sbarco fu un fallimento e non raggiunse lo scopo strategico che si era prefisso. Occorrerà aspettare la caduta del fronte di Cassino affinchè le forze sbarcate ad Anzio potessero partecipare alle operazioni per la conquista di Roma e l’avanzata verso nord.


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