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mercoledì 12 gennaio 2022

Konrad ed il piano di invasione dell'Italia

DIBATTITI


Nel 1909 scrive: «La tendenza dei provvedimenti militari dell’Italia contro l’Austria-Ungheria si rileva dagli straordinari crediti militari, nonché dai Mutamenti progettati nell’ordinamento e nella dislocazione dell’esercito, dai progetti di fortificazioni, costruzioni ferroviarie e progetti per la marina da guerra.

«Bilancio militare: l’ordinario dal 1905 al 1908 si mantenne di 270 milioni; pel 1909 fu portato a 275; ed il ministero della guerra chiede ora un credito supplementare di ro milioni. Il resto dei crediti straordinari concessi nel 1907 c 1908, in 28 milioni, ammonta ora a 227; il ministero della guerra ne chiede ora altri 125; talchè avrà a disposizione 352 milioni straordinari, sufficienti fino al 1913, anno di scadenza della Triplice. Scopo di tale aumento delle spese, il compensare lo stato arretrato dell’esercito».

Nel promemoria annuale per il 1909 lancia un grido di allarme: «L'Italia lavora, cosciente dello scopo, ad una guerra contro di noi, per potere — prevedibilmente allo scadere della triplice — minacciare tale guerra e procurarsi con ciò vantaggi essenziali a noi dannosi, oppure per fare guerra nel caso che la monarchia non consentisse tale proprio danneggiamento.

«Si dovrebbe far di tutto per accelerare quanto si può i preparativi bellici. Ciò tanto più perchè, dato il ritmo col quale procede l’Italia, i rapporti di forza si volgerebbero sempre più a suo favore.

«In modo particolare si deve considerare la scadenza del trattato della triplice (1912).

«Tutti gli stati, ed in particolare l’Italia, tendono ad essere pronti alla guerra per quell’epoca, sia a scopo di far guerra, sia a scopo di esercitare pressione decisiva a loro vantaggio. E ciò deve assolutamente fare anche l’Austria-Ungheria».

Trattando delle fortificazioni per il bilancio del 1909, il Conrad, parlando dell’Italia dice: «Per contro in Italia, sebbene essa dovrebbe difendere solo le brevi frontiere terrestri e la costa, dal 1907 al 1909 furono adibiti 279 milioni di bilancio ordinario e 186 milioni di straordinario, soltanto per le fortificazioni. Ciò dimostra la preparazione lungimirante, grandiosa e cosciente dello scopo, dell’Italia, contro di noi, in confronto di quello che noi potevamo fare.

«Il 3 novembre 1910 proposi un accordo con lo stato maggiore tedesco per poter avviare anche i nostri trasporti per Rosen-heim-Kufstein, e fondai la mia proposta, il 3 novembre 1910, sul fatto che gli italiani potevano far affluire contro il Tirolo 36 treni a 100 assi e 69 a 70 assi giornalmente, mentre noi potevamo farne affluire soltanto 40 a 100 assi, di cui 16 sulla linea minacciata del Pusterthal; in conseguenza l’11° giorno di mobilitazione gli italiani potevano agire offensivamente con 9 divisioni contro il Tirolo; mentre noi ne avremmo concentrato solo 3.

«Notevole aumento della forza numerica dell’esercito italiano, aumento dei reparti di alpini e di cavalleria verso il Veneto, estese fortificazioni per terra e per mare; acceleramento delle ferrovie di radunata nel Veneto, notevole aumento del bilancio per l’esercito e marina, ed in particolare dei crediti straordinari; sistemazioni di stazioni torpediniere sulla costa adriatica (e così a Marano nel golfo di Trieste); crescente propaganda irredentistica, vivace attività di spionaggio; ed infine, maneggi ostili all’Austria-Ungheria nei Balcani ».

Nelle udienze del 1° febbraio e 11 maggio 1910, parlando con Sua Maestà della questione italiana: «accennai nuovamente alle spese italiane per l’esercito: il bilancio ordinario di 306 milioni per il 1910-11 conteneva un nuovo credito di 65 milioni, ed infine un altro di 83.750.000. Feci osservare che il notevole aumento del bilancio ordinario (20 milioni di più che nel 1907-08) ed i crediti straordinari di 420 milioni concessi dal 1906 in poi avevano spiccato carattere di armamenti bellici contro l’Austria-Ungheria, di fronte ai quali non dovevamo rimanere ciechi.

«Richiamai nuovamente l’attenzione di Aehrenthal sull’opera cosciente dello scopo, che svolgeva l’Italia per una guerra contro la monarchia ed altresì sul pericolo di essere superati dall’Italia.

«Dei provvedimenti militari concreti, risultanti all’occhio anche dei profani, che sta prendendo l’Italia in modo evidente per una guerra contro la monarchia, fanno parte:

            la costruzione, rapidamente spinta, di un sistema di fortificazioni in grande stile;

            l'aumento delle guarnigioni nel Veneto e, specialmente, nella zona di frontiera, come pure l’intendimento che ne consegue, non soltanto di proteggere in caso di guerra la frontiera, ma ben anche di irrompere, con corpi pronti ad operare, nel territorio della ‘monarchia, per disturbare la nostra radunata;

            lo sviluppo della rete ferroviaria;

            l'annuale spostamento dei reparti alpini dalla frontiera francese alla zona di frontiera colla monarchia;

            l'intensa attività in fatto di manovre; viaggi di istruzione, manovre con i quadri nella zona di radunata contro la monarchia;

            gli incessanti viaggi di ricognizione di navi italiane sulle coste della monarchia;

            il riordinamento generale dell’esercito e della flotta, spinto con celerità, per la primavera del 1912, colla visibile tendenza ad opporre alla monarchia forze per lo meno uguali, possibilmente superiori».

In una lettera all’Imperatore, del 9 settembre 1911, scrive:

«In Italia, invero, la vasta costituzione delle forze armate, la dislocazione di parte delle truppe nella frontiera sud-orientale, la costruzione, non avente pari per estensione e per celerità, di fortificazioni, rivolte soltanto contro di noi, la razionale costruzione delle ferrovie di radunata verso il Veneto, la costituzione oltremodo intensiva della protezione della frontiera e delle formazioni di volontari, come pure l’attivissimo servizio di informazioni procedono di pari passo colla assicurazione più amichevole e colle forme diplomatiche più concilianti.

«Ma, poichè gli scopi e le tendenze positive nel senso di una politica nazionale fanno supporre che l’Italia entri aggressivamente in azione in un momento opportuno, mentre da parte nostra siamo ben lontani, data la tendenza puramente conservatrice della monarchia, da un analogo intendimento, è ovvio che le nostre contro misure militari, le quali come già si è accennato rimangono molto in arretrato rispetto ai provvedimenti dell’Italia, possano essere male interpretate per partito preso».

(continua)


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