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mercoledì 19 gennaio 2022

Alessia Biasiolo. L'Operazione Paukenschlag

 APPROFONDIMENTI

L’Operazione Paukenschlag ottant’anni fa

Durante la seconda guerra mondiale, tra il 13 gennaio e il 28 febbraio 1942, a pochi giorni dall’ingresso in guerra degli Stati Uniti, si scontrarono nell’ambito della Battaglia dell’Atlantico le forze di Regno Unito, Canada e Stati Uniti contro la Germania, con la vittoria di quest’ultima per la brillante operazione di utilizzo degli U-Boot che, al comando di Karl Dönitz, riuscirono ad affondare 57 mercantili lungo le coste statunitensi, del Canada del Nord e nel Mare delle Antille. 

 

Il comandante

Karl Dönitz, formatosi nella Marina imperiale tedesca, già impegnato durante la prima guerra mondiale, fu al comando di una base di idrovolanti da cui passò ai sommergibili. Preso prigioniero dai britannici e internato fino al 1920, una volta tornato in patria entrò nella nuova Kriegsmarine (fondata nel 1935 dopo gli ammodernamenti apportati da Raeder) del Terzo Reich, dopo avere servito durante la Repubblica di Weimar.

Divenne quindi comandante della Befehlshaber der U-Boote nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, e fu impegnato nella Battaglia dell’Atlantico. Era fermamente convinto nell’utilizzo esclusivo dei sottomarini nella Marina militare, perché pensava che il modo migliore per contrastare gli avversari o i nemici fosse quello di affondare le loro petroliere, soprattutto quelle inglesi, per togliere i rifornimenti alla Royal Navy. Quel sistema sarebbe servito per limitare qualsiasi rifornimento, piegando il nemico. Il metodo migliore era comporre un gruppo di sottomarini, il cosiddetto branco di lupi, in modo da attaccare il nemico e sopraffarlo senza possibilità di uscita.

In questo si scontrava con il grandammiraglio Erich Raeder e con molti accoliti di Hitler che ritenevano la Marina non primaria in caso di guerra. Hitler tuttavia lo teneva in alta considerazione, soprattutto riconoscendogli l’assoluta fedeltà: Dönitz era un ammiratore incondizionato del Führer e per quel motivo sostituì il rivale Raeder quando questi si disse perplesso circa l’Operazione Barbarossa contro l’Unione Sovietica.

Durante il conflitto, Dönitz sospettò, a ragione, anche la decifrazione di Enigma da parte degli Alleati, operazione in effetti riuscita, ma tenuta nel più assoluto riserbo, proprio per evitare che i tedeschi cambiassero nuovamente il codice segreto con il quale criptavano i loro messaggi, fatto che avrebbe portato a mesi e mesi di lavoro ancora. Comunque, il Comandante sospettò che gli anglo-americani conoscessero Enigma e, anche se aveva iniziato ad operare con successo dal 1941 lungo le coste statunitensi, con risultati nefasti per il nemico, il primo febbraio 1942 ordinò ai suoi sommergibilisti di modificare il sistema di comunicazione, cambiando il cifrario. Dönitz ottenne il risultato sperato e gli Alleati si trovarono molto in confusione circa le operazioni e le rotte nemiche, fino a quando la trasmissione di un messaggio in modo errato da parte degli U-Boote, non riuscì a fare capire che la flotta di sottomarini utilizzava un codice Enigma a quattro rotori, decifrando il codice usato. Verso la fine del 1942, il comandante Dönitz riuscì ad ottenere la fornitura degli sperati U-Boote VII che lo portarono ad attacchi in massa contro gli Alleati che ebbero perdite vertiginose, agendo in modo particolare sulle scorte di carburante.

Il ruolo di Karl Dönitz fu così importante, che Hitler lasciò scritto nel suo testamento che proprio lui sarebbe dovuto essere il suo successore come Presidente del Terzo Reich, dopo avere silurato gli altri due gerarchi: Göring perché si voleva proclamare capo supremo da solo, e Himmler, suo delfino, colpevole di avere condotto trattative segrete con gli Alleati, molte della quali all’oscuro di Hitler stesso.

Dopo la morte di Hitler del 30 aprile 1945, infatti, Dönitz divenne il capo della Germania con il Governo di Flensburg: sarà lui a perfezionare la resa tedesca, che avvenne proprio nella cittadina di Flensburg. Quindi venne portato al processo di Norimberga dove venne giudicato criminale di guerra, non tanto per avere commesso reati razziali, ma per la guerra sottomarina indiscriminata che aveva intrapreso, anche negando gli aiuti ai nemici dopo gli affondamenti delle navi. Venne condannato a dieci anni di carcere che scontò a Spandau, perché venne accettata la tesi della sua difesa, secondo la quale il comportamento tenuto dall’imputato Dönitz era il medesimo tenuto dagli Alleati, ad esempio gli americani in Oriente, sempre negando l’aiuto ai naufraghi, per motivi di sicurezza.

Al processo di Norimberga arrivò anche Erich Raeder che venne condannato ad una pena detentiva come criminale di guerra, ma che sarà poi graziato per motivi di salute nel 1955.

Raeder considerava, concordando con la linea politica di Mussolini, che l’area strategica per le operazioni belliche durante la seconda guerra mondiale, fosse il Mediterraneo, quindi sosteneva maggiormente il pattugliamento di quel mare, del Nordafrica e la conquista dell’isola di Malta, da sottrarre agli inglesi, prima che di occuparsi dell’Operazione Leone Marino.

I fatti gli diedero ragione, soprattutto dopo la sconfitta tedesca nella Battaglia d’Inghilterra, e ancor più ebbe ragione di opporsi all’Operazione Barbarossa, motivo di contrasto con Hitler, anche se non l’unico. Proprio a seguito delle divergenti opinioni, mano a mano Raeder venne retrocesso e infine si dimise, lasciando la carriera militare.

 

Gli antefatti

Dönitz, comandante della flotta sottomarina tedesca, e il collega Erich Raeder, comandante della Kriegsmarine, avevano insistito presso Hitler per intervenire sulla scorta statunitense delle navi che, in base all’accordo “Lend-Lease”, portavano dall’America del Nord aiuti all’Inghilterra e all’Unione Sovietica, secondo il patto firmato da Roosevelt nel 1941. Era chiaro che le attività statunitensi servivano soltanto a garantire le proprie forniture, proteggendo le navi, ma secondo i tedeschi del Terzo Reich si trattava di una specie di guerra non dichiarata.

La “Lend-Lease Act”, o Legge degli affitti e prestiti, era stata approvata l’11 marzo 1941; l’Atto, firmato da Roosevelt, permetteva agli Stati Uniti di prestare al Regno Unito entro la fine di ottobre 1941, un miliardo di dollari americani, quindi di “vendere, trasferire il possesso, scambiare, affittare, prestare o disporre in altra maniera, a ognuno dei governi qualsiasi articolo da difesa”, intendendo per governi quelli ritenuti dal Presidente statunitense vitali per la difesa degli Stati Uniti stessi, quali Unione Sovietica, Francia e Cina, ad esempio.

Soprattutto la Gran Bretagna godeva delle clausole dell’Atto, perché su di essa gravava il peso dell’intero conflitto, visto che, anche con l’ingresso in guerra degli U.S.A., ci volle del tempo prima di preparare ed inviare le truppe in Europa, quindi bisognava sostenere con ogni mezzo i soldati presenti in territorio europeo e, comunque, sui teatri di guerra.

Il “Lend-Lease” fu uno dei punti di forza degli Alleati, anche quando i singoli Paesi in guerra potevano produrre armi da soli: infatti per altre necessità come aerei da caccia, camion, navi da sbarco, vagoni e locomotive ferroviarie come quelle fornite all’Unione Sovietica, eccetera, l’accordo era indispensabile e venne adoperato per tutta la durata della guerra. In totale si calcola che il prestito agli alleati sia arrivato a superare i 50 miliardi di dollari, di cui la maggior parte alla Gran Bretagna.

Oltre 4 miliardi di dollari vennero prestati alla Gran Bretagna e all’Unione Sovietica anche dal Canada, che aveva approvato una legge simile a quella dei vicini statunitensi.

Hitler non concordava circa la necessità di agire direttamente in territorio americano, per non stuzzicare proprio gli Stati Uniti che, in quel momento, non era opportuno entrassero nel conflitto. Tuttavia l’attacco giapponese a Pearl Harbor aveva risolto il problema, portando gli Stati Uniti a dichiarare guerra al Giappone l’8 dicembre 1941 e la Germania a dichiarare guerra agli U.S.A. l’11 dicembre successivo.

Essendo in guerra, non v’era ragione di non utilizzare gli U-Boote contro il nemico, come Dönitz già stava architettando.

 

 

La Battaglia dell’Atlantico

Il temine Battaglia dell’Atlantico venne creato da Winston Churchill nel 1941, riferendosi all’attività della Kriegsmarine iniziata con l’inizio delle ostilità e durata per tutta la guerra, contro le navi per rifornimenti dirette soprattutto in Gran Bretagna. Ben presto l’azione delle navi venne sostituita da quella dei sommergibili tedeschi ai quali si affiancarono anche unità italiane, con l’ingresso in guerra dell’Italia e fino al 1943.

I sommergibili erano particolarmente adatti ad affondare le navi dei grandi convogli che partivano per trasportare truppe o rifornimenti di vario tipo: a molte navi che proteggevano quelle deputate ai trasporti, rispondevano gruppi di U-Boote raccolti come branchi di lupi che assalivano per ottenere il massimo risultato. Unito al fatto che Dönitz era riuscito a decifrare i codici della Marina britannica, soprattutto della Marina mercantile, sapendo esattamente che rotta avrebbero seguito.

Per difendersi dalla perfetta macchina da guerra navale tedesca, vennero ben presto messi a punto dei sistemi come quello detto ASDIC, Anti-Submarine Detection Investigation Commitee, oggi chiamato sonar, che permetteva di rilevare la presenza dei pericolosi sottomarini grazie alle onde sonore che riflettevano. Una difesa a metà, però, perché gli U-Boote tedeschi potevano scendere maggiormente rispetto ai sottomarini di altre nazioni e quindi riuscire a non lasciare tracce fino a quando non erano pronti all’attacco. Un altro sistema era quello delle bombe di profondità, per colpire i sottomarini ed affondarli, ma non sempre le Marine avevano abbastanza cacciatorpediniere. Vennero poi attivati pattugliamenti dell’Atlantico con Sea Hurricane, ricognitori e bombardieri per migliorare la situazione di controllo.

Quindi venne sperimentato l’uso a bordo del Huff-Duff, cioè un metodo per rilevare trasmissioni di messaggi anche se questi non venivano decifrati, in modo da capire se il messaggio arrivava da sommergibili nemici e intercettarli, inviando in prossimità gli equipaggi di navi per cercare di affondarli.

Senz’altro la decifrazione del codice Enigma e la triangolazione dei messaggi brevi che secondo i tedeschi non davano il tempo per l’intercettazione, permise un ampio vantaggio agli Alleati al fine di sconfiggere i temibili U-Boote tedeschi.

La Battaglia dell’Atlantico si svolgeva quindi a colpi di branchi di lupi che attaccavano le navi e queste che cercavano di difendersene. Poche ore dopo la dichiarazione di guerra contro il Regno Unito, le unità tedesche erano già operative lungo le coste irlandesi.

La corazzata tedesca Admiral Graf Spee operava in Sudamerica e in Africa e riuscì ad affondare varie unità nemiche comportandosi come una nave pirata, camuffando la propria identità e, una volta identificata, venne auto-affondata dal suo comandante. Altri episodi sono rilevanti, ma arriviamo all’occupazione tedesca della Francia, quando l’accesso al mare e all’Oceano Atlantico era garantito proprio dalle coste francesi. In Francia furono costruiti i bunker per i sommergibili e lo spazio d’azione tedesco aumentò di molto, soprattutto per aggirare il Canale della Manica che era stato minato.

Dal giugno 1940 le azioni dei sottomarini tedeschi aumentarono con successo, supportati a Bordeaux anche dai sommergibili italiani per attaccare le navi in Atlantico: fino al mese di ottobre vennero affondate 270 navi alleate.

Dopo venne adottata la tecnica del branco di lupi che ottenne risultati ancora più brillanti, per la disperazione degli Alleati. Contemporaneamente si intensificò anche l’attività delle navi di superficie, con lo scopo di ridurre in pezzi l’asse Regno Unito-Stati Uniti sul fronte dei rifornimenti.

 

L’Operazione Paukenschlag

Il 9 gennaio 1942 i comandanti degli U-Boote ricevettero il messaggio in codice chiamato Paukenschlag 13, secondo il quale il giorno 13, alle ore 00.00 i sommergibili stanziati davanti alla costa degli Stati Uniti dovevano attaccare, malgrado non ci fosse alcuna disposizione di oscuramento, quindi vedendo molto bene gli obiettivi, soprattutto le navi ancorate nei porti. Credendosi al sicuro in patria, gli statunitensi non avevano disposto alcuna limitazione alle trasmissioni radio, pertanto i comandanti dei sommergibili avevano tutte le informazioni che necessitavano. Infatti, le conversazioni sulle navi, le rotte, la mercanzia e altro, erano perfettamente codificabili dai tedeschi in ascolto.

l primo vero attacco avvenne in anticipo rispetto alle disposizioni, l’11 gennaio, mentre il 14 venne affondata una petroliera panamense. Fino al 27 gennaio vennero affondate circa 160mila tonnellate di imbarcazioni, per un totale di 26 navi.

Dönitz ottenne così di spedire nelle Azzorre altri cinque sommergibili, in modo da poter attaccare Trinidad ed Aruba, per esempio, soprattutto le petroliere che provenivano dal Venezuela. Sempre con libertà di manovra, nelle Azzorre gli U-Boot affondarono la prima petroliera il 14 febbraio 1942. Complessivamente in quel settore vennero affondare 17 navi.

L’Operazione Paukenschlag non era la prima lungo le coste americane, ma fu quella più efficace e che mise più fretta alla Marina statunitense, sollecitata da quegli affondamenti a prendere rapidi provvedimenti; inoltre, i membri degli equipaggi delle navi si rifiutavano di prendere il largo senza un’adeguata protezione antisommergibili, tanto che furono necessarie sette cacciatorpediniere per pattugliare un comunque molto ampio tratto di costa. Le notizie, anche con il riserbo militare, cominciavano a circolare, animando anche l’opinione pubblica, sempre più spaventata all’idea di avere la guerra in casa.

Nel mese di febbraio gli affondamenti ottenuti dall’Asse arrivarono a cinquecentomila tonnellate e furono ancora di più nel mese di marzo 1942; entro la fine di giugno si arrivò ad un totale di oltre tre milioni di tonnellate di navi affondate.

Gli Stati Uniti cominciarono ad intensificare sempre più la ricerca di un sistema antisommergibili efficace per contrastare quella guerra che causava danni incredibili.

 

Alessia Biasiolo

 

 

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