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lunedì 25 giugno 2018

Agosto 1917. I Presupposti per una offensiva vittoriosa italiana


 APPROFONDIMENTI




Al termine della IX battaglia dell'Isonzo nel giugno 1917 vi erano tutti i presupposti, avvalorati dalle fonti austriache, che una ulteriore offensiva italiana avrebbe portato al collasso la monarchia danubiana,  quindi alla fine della guerra. La strategia di logoramento di Cadorna si stava rilevando vincente e quindi queste considerazioni portano anche a rivalutare la figura, oggi presentata molto negativa dalla storiografia dominante, di questo generale.

Cadorna chiedeva agli Alleati sostegno alle offensive italiane che ormai potevano dare frutti strategici copiosi. Il 24 giugno 1917 a Parigi si tenne una importanze conferenza che fu seguita da quella di Londra del 7-8 agosto a Londra. La posizione italiana, delineata dal Cadorna, era chiara. Occorreva che, se i tedeschi avessero prelevato divisioni dal fronte francese ed inviate su quello italiano, gli Alleati dovevano inviarne altrettante in Italia. In questo caso ottenne l’assicurazione dei Francesi. Cadorna era sempre più convinto d insistè presso gli Alleati che una offensiva lanciata sulla fronte italiana poteva portare al collasso dell’esercito austriaco. Le condizioni del successo erano chiare e le espose in modo sintetico agli Alleati: 1. La Russia si doveva impegnare ad attaccare in Galizia per evitare che gli Austroungarici portassero divisioni da quel fronte a quello italiano; 2. Sul fronte occidentale i franco-inglsi dovevano attaccare per „fissare“ le forze tedesche a quel fronte. 3. Inviare in Italia dieci divisioni con relativi supporti e artiglieria, forze ritenute indispensabili per poter conseguire il successo.

Dopo gli esiti della XI Battaglia dell’Isonzo i presupposti per l’attuazione di questo disegno vi erano tutti. Il 25 agosto 1917 l’Ufficio operazioni del Comando Supremo Austroungarico presentava un promenoria che da un verso è l’origine della XII Battaglia dell’Isonzo, dall’altro da ampiamente ragione a Cadorna che la situazione era ormai maura per una offensiva finale vittoriosa:

 “Ancorchè l’11 Battaglia dell’Isonzo non sia finita è permesso sperare che, ancora per questa volta gli Italiani non raggiungono il loro obiettivomilitare: Trieste. Si può anche sperare che noi potremo recuperare, almeno in parte, il terreno perduto. Ma se si vuole eliminare radicalmente di non poter ad un certo momentotener testa al nemico, è indispensabile passare all’offensiva poichè questa sola può conseguire il risultato cercato.“[1]
La zona dove si doveva sviluppare l’offensiva era l’Isonzo ed in particlare verso Tolmino-Plezzo con direttrice Cividale in quando era una zona ricca di comunicazioni e quindi la rottura del fronte era più agevole. Era una soluzione pressochè obbligata in quanto le condizioni meteorologiche, con l’inverno alle porte, impediva ogni azione nel Trentino. Il calcolo delle forze disponibili era presto fatto: gli Italiani disponevano di circa 40 divisioni; l’Austria né aveva a disposizione circa 20 e quindi era giocoforza richiedere l’aiuto allo alleato germanico. Ancora una volta, come alla vigilia della offensiva nel Trentino nel 1916, l’Austria non ha le forze necessarie per attaccare con probabilità di successo; questa volta, come si vedrà, non si lanceranno alla ventura da soli e per noi saranno giorni tristi e tragici.

Il giudizio che gli Austriaci danno del Regio Esercito è di rispetto e considerazione, lusinghiero per noi Italiani.
In questi due anni il nemico si era trasformato radicalmente. Forse, a quest’ora aveva già superato lo zenit della saldezza interiore.. eppure rimaneva un fatto inoppugnabile, che aveva imparato a morire, che aveva fatto l’abitudine alle perdite più cruente e che bastava la più vaga speranza di un successo per renderlo addirittura temerario… L’artigliera italiana, oltre ad essere forte per il numero e la potenza die calibri sapeva fare un uso ben diverso , adesso, delle munizioni, non le sprecava più senza scopoe senza risparmio come nelle prime battaglie. Il suo tiro era diventato micidiale, colpiva tutti i punti immaginabili…E poi c’erano gli aviatori italiani, assai più numerosi die nostri e con apparecchi infinitamente migliori dei nostri a disposizione. Coraggiosi fino a sfiorare l’incoscienza, avevano già procurato grossi dispiaceri alla imperial regia armata dell’Isonzo. Per tutta questa srie di motivi, il Comando dell’Armata dell'Isonzo nutriva serie preoccupazioni nell’imminenza della nuova offensiva.“[2] 

Nell'agosto 1917 una maggiore comprensione degli Alleati, sopratutto degli Inglesi ed un Governo più deciso avrebbe potuto riscrivere completamente la Storia. Quello che temevano gli austriaci e le loro paure avrebbe dovuto essere meglio valutato dai nostri responsabili. A volte guardare oltre la siepe si può trovare elelenti di decisione che superano le nostre debolezze e le nostre criticità.

Massimo Coltrinari
centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org




[1] Montanari M., Politica e strategia in cento anni di guerre italiane. Tomo II. La Grande Guerra., Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, 2000, pag. 494

[2] Weber F., Da Monte Nero a Caporetto,, pag. 337-338.

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