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lunedì 19 giugno 2023

Antonio Trogu - Libano, paese senza pace

UNA FINESTRA SUL MONDO


 


Il Libano, dai fasti degli anni '70 e’ ora al  collasso, Beirut era la Montecarlo araba, casinò e jet set;

attualmente il Paese si trova in una profonda crisi economica, sociale e religiosa.

Fino agli '70, pur con alti e bassi, la convivenza tra i diversi gruppi religiosi è stata pacifica, anzi è stata un esempio di multiculturalismo. Tra gli anni '50 e '60, inoltre, il Paese dei Cedri ha conosciuto il boom economico, con Beirut centro di riferimento per gli scambi commerciali con l'Europa.

Con l’indipendenza, ottenuta nel 1943, nacque il “Patto Nazionale” che ancora vige in quel martoriato paese del Medio Oriente e che prevede che il Presidente sia di fede cristiana maronita, che il Primo Ministro sia musulmano sunnita e che il Presidente dell’Assemblea Nazionale sia musulmano sciita. Questo permette ai diversi gruppi religiosi presenti nel Paese di avere il medesimo peso politico, il governo libanese è quindi progettato per fornire una rappresentanza politica a tutti i gruppi religiosi ed i principali sono tre: i cristiani maroniti, i musulmani sunniti e i musulmani sciiti. 

Il numero di seggi in parlamento è suddiviso proporzionalmente tra cristiani e musulmani e, a sua volta, tra le diverse confessioni di ciascuna religione. Lo stesso vale anche per i posti nel governo e quelli di vertice del settore pubblico. 

La convivenza tra gruppi religiosi non e’sempre stata pacifica, la situazione in Libano comincia infatti a precipitare a partire dagli anni ’60, con le guerre Arabo-Israeliane e l’enorme afflusso di profughi palestinesi che si riversano nel paese e, soprattutto negli anni ’70, con la presenza attiva di “Settembre Nero”.

Settembre nero era una Organizzazione terroristica palestinese nata nel 1970 e attiva fino al 1973, responsabile di dirottamenti aerei e attentati, culminati con la strage di 11 atleti israeliani nel 1972 palle olimpiadi di Monaco di Baviera. L’Organizzazione prende il nome dall’offensiva (‘settembre nero’) del governo giordano scatenata nel settembre 1970 contro la guerriglia palestinese insediatasi nel regno dopo la Terza guerra arabo-israeliana (1967). Re Ḥussain riuscì, con l’appoggio israeliano, statunitense e britannico, a sradicare le basi della guerriglia mettendo fine alla presenza organizzata dei Palestinesi in Giordania.

L’annientamento della resistenza palestinese in Giordania ebbe come conseguenza la fuga delle organizzazioni palestinesi dalla Giordania verso il Libano e questo contribuì alla destabilizzazione del Paese dei Cedri.

 

Antonio Trogu  trogant@libero.it

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