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mercoledì 15 gennaio 2020

L'Inizio della Campagna d'Italia



APPROFONDIMENTI
La crisi armistiziale
La campagna meridionale
IL contrasto tra Rommel e Kesserling






Filippo Stefani offre un’interessante analisi delle operazioni tedesche in Italia.

La campagna dei tedeschi in Italia, benché conclusasi con la capitolazione - da mettere peraltro in relazione con i contemporanei avvenimenti sulle fronti occidentale ed orientale - fu sotto il profilo tecnico-militare un vero saggio di bravura difensiva. Favorita inizialmente dagli errori dei comandi italiani ed alleati e successivamente dalle manovre alleate di corto respiro, essa non solo perseguì lo scopo strategico che Hitler e l'OKW se ne erano ripromessi - tenere lontane dal territorio nazionale tedesco le forze alleate sbarcate in Italia e proteggere il fianco meridionale dello schieramento germanico - ma andò oltre le aspettative. Impegnò, è vero, per 20 mesi oltre mezzo milione di uomini, che avrebbero potuto trovare impiego sulla fronte orientale e su quella occidentale, ma essa si pose come esigenza strategico-militare irrinunciabile per la Germania dopo la resa dell'Italia. Colta di sorpresa, non già dal distacco italiano dal quale si era cautelata, ma dall'annuncio dell'armistizio, la Germania si era trovata a dover fronteggiare simultaneamente l'avanzata dell'8ª armata britannica in Calabria, gli sbarchi della stessa armata nei porti della Puglia, lo sbarco della 5ª armata a Salerno, la debole e breve reazione italiana. Le forze del maresciallo Kesselring riuscirono: a ritardare l'avanzata dell'8ª armata britannica fino a quando necessario per portare in salvo la 15ª divisione granatieri corazzati e la 16ª divisione corazzata che l'8 settembre si trovavano in Calabria; a impadronirsi quasi senza colpo ferire di Roma ed ad assicurarsene il possesso per circa 8 mesi; a contenere la testa di sbarco alleata di Salerno per il tempo necessario a costituire una posizione difensiva continua dall'Adriatico al Tirreno - la linea Reinhardt - che nel settore occidentale s'imperniava sulla stretta di Mignano; a disarmare, congiuntamente con le forze del maresciallo Rommel, la grandissima parte delle unità italiane dislocate nell'Italia centro-settentrionale. Ancora maggiori sarebbero stati i risultati positivi qualora Hitler e l'OKW non avessero rifiutato al maresciallo Kesselring le due divisioni richieste fin dal mese di agosto e non avessero scisso il comando delle forze tedesche in Italia tra la giurisdizione del maresciallo Kesselring (Italia centro­ meridionale) e quella del maresciallo Rommel (Italia settentrionale), comandante del gruppo di armate «C». Hitler e l'OKW avevano considerato persa in partenza l'Italia centro-meridionale e con essa le forze del maresciallo Kesselring, tanto che fin dall'agosto avevano ridotto i rifornimenti ed i complementi alla 10ª armata del generale Vietinghoff. Se il maresciallo Kesselring avesse potuto disporre di altre 2 divisioni, quasi certamente avrebbe evitato la perdita  dell'importante base di Foggia,  avrebbe potuto  ributtare  a mare le forze sbarcate a Salerno, le quali, indipendentemente dal mancato rinforzo delle unità tedesche, furono egualmente sul punto di doversi reimbarcare, ed avrebbe potuto aver ragione delle unità inglesi a Termoli, dove il fallimento del contrattacco della 16ª divisione corazzata fu dovuto al fatto che questa giunse in ritardo e venne impiegata forzosamente alla spicciolata, come pure avrebbe potuto rimediare subito al cedimento della 15ª divisione panzergrenadiere in corrispondenza di Mignano, senza essere costretto ad abbandonare prematuramente la linea Reinhardt. La caduta del passo di Mignano e della quota 1170 che lo comanda avrebbe potuto essere fatale ai tedeschi  qualora  il maresciallo Kesselring, nonostante la penuria delle forze, non si fosse premunito mediante l'allestimento della retrostante linea Gustav.
Finalmente, di fronte all'evidenza dei fatti, Hitler si decise a creare in Italia un unico comando che affidò al maresciallo Kesselring nominato comandante supremo del settore sud-occidentale-gruppo armate C. Delle forze già alle dipendenze del maresciallo Rommel, ben 4 divisioni (delle quali 3 corazzate) però vennero inviate sulla fronte orientale e solo 4 (la 44ª e la 334ª di fanteria e la 5ª alpina) poterono sul momento affluire nell'Italia meridionale, oltre alla 90ª granatieri corazzati appena recuperata dalla Corsica.”[1]


[1] Stefano F. La storia della dottrina degli ordinamenti dell’Esercito Italiano, Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Volume II, Tomo 2°, 1985,

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