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venerdì 16 settembre 2016

1866. 150* Anniversario della III Guerra di Indipendenza. Il Corpo dei Volontari

La situazione generale militare: la costituzione del Corpo  dei Volontari


Al termine delle operazioni contro la fortezza di Gaeta nel marzo del 1861, e dopo aver proceduto allo scioglimento dell’Esercito meridionale composto dai garibaldini che avevano preso parte alla spedizione dei Mille, era stato ipotizzato da parte del Governo regio di costruire un Corpo Volontari utilizzando i Quadri dei volontari di Garibaldi; sarebbe stata la soluzione ideale per  dare soluzione alla spinosa questione del reimpiego degli Ufficiali volontari che non si voleva a nessun titolo inserire nell’Esercito regolare. Fu definito un abbozzo di progetto che prevedeva un Corpo Volontari su tre divisioni per un totale di 10.000 uomini ciascuna, priva di artiglieria e genio; nel caso di mobilitazione, aliquote delle armi cooperanti sarebbero state fornite dall’Esercito regolare. Questo progetto, nel 1862, fu completamente abbandonato in quanto si percepiva che sarebbe stato destabilizzante in un settore, quello militare, estremamente delicato. Inoltre il senso di insicurezza e di fragilità della nuova struttura statale inducevano a temere qualsiasi esplosione di entusiasmo e di fede progressista, paventando che potesse innescare un processo di dissoluzione in un ordine costituito raggiunto con notevoli sforzi e già messo alla prova da tensioni interne  e dalla posizione internazionale del giovane Regno.

Con queste premesse al momento dello scoppio della III Guerra di Indipendenza non vi era nulla di precostituito in termini di forze volontarie.

IL 6 maggio 1866, dopo ben 5 giorni dall’annuncio della mobilitazione generale e l’inizio della radunata dell’Esercito regolare venne promulgato il decreto reale che indiceva il reclutamento di volontari in un corpo al comando di Garibaldi. Non fu una iniziativa del Ministero della Guerra, ma sotto la spinta sempre più incontenibile dell’opinione pubblica italiana. Nel Paese vi erano fortissime correnti di opinione che esigevano una partecipazione di volontari alla guerra all’Austria, a cui corrispondeva una non tanto celata irritazione degli ambienti governativi ed istituzionali quasi fosse, questo consenso dell’opinione pubblica alla forze volontarie, come una palese sfiducia nella classe dirigente che doveva condurre l’Italia alla guerra.

Il clima politico quindi non era dei migliori ed anche qui si coglie delle discrepanze ed attriti che sommati insieme portarono ai non brillanti della III Guerra di Indipendenza.

La decisione del Ministero della Guerra e del Governo del Re per risolvere il problema dei volontari fu la costituzione di un Corpo di Volontari su 10 reggimenti, da arruolarsi su base volontaria in due centri di reclutamento, uno a Como e l’altro a Bari. Tanto era la diffidenza verso questa iniziativa che a Como dovevano affluire i Volontari del Piemonte, della Lombardia, Isole e del versante occidentale delle provincie meridionali; gli altri dovevano affluire a Bari.

Il reclutamento diede un totale di 38.400 uomini presentatesi,  ma la forza media del Corpo non superò ai le 18.000 unità. In più la rigidissima selezione voluta da Garibaldi e dai suoi  comandanti fece si che solo 1/3 degli arruolati fu utilizzato, ovvero circa 10.000 uomini. Questa, grosso modo era la cifra che le Autorità avevano calcolato per il Corpo Volontari al momento dell’impiego operativo. Alla dichiarazione di guerra, il Corpo Volontari era così ordinato:
. 5 Brigate di fanteria, su due reggimenti
. 2 battaglioni bersaglieri volontari
. 2 squadroni guide
. unità di intendenza, sanità, del treno e di sussistenza 

Ad esse si dovevano aggiungere le seguenti forze provenienti dall’Esercito regolare :
. 1 battaglione bersaglieri
. 1 compagnia  zappatori
. 3 batterie da campagna su 6 pezzi ciascuna
. 1 batteria da montagna su 6 pezzi

   

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