Cerca nel blog

venerdì 5 febbraio 2016

Federazione di Roma. Organizzato da Tommaso Gramiccia

Mercoledì del Nastro Azzurro


Dal Tevere al Piave,

1915-1918 Gli atleti della Lazio nella Grande Guerra


 di Federico Mammarella*
Il 3 marzo 2016, si è svolta presso la storica sede del “Nastro Azzurro” di piazza Galeno la presentazione ufficiale del libro “Dal Tevere al Piave, 1915-1918,gli atleti della Lazio nella Grande Guerra” degli autori Fabrizio Munno e Fabio Belisario. I due, nel 2007, hanno fondato una associazione no-profit con la finalità di tramandare la grandezza dell’S.S Lazio.
La Società Laziale venne fondata nel 1900, ad opera di 9 giovani romani, capitanati dal bersagliere Luigi Bigiarelli. Erano studenti e appassionati sportivi, i quali decisero di riunirsi come società sull’onda dell’entusiasmo dovuta alla reintroduzione, nel 1896, delle Olimpiadi ad opera del barone De Coubertein, il quale riportò in vita la tradizionale competizione sportiva dell’antica Grecia, scegliendo Atene come prima città ospitante i giochi.
La S.S Lazio nasce così, dal nulla, nasce dall’ardore e dall’entusiasmo tipico dei giovani, che seppure con pochi soldi in tasca decisero dare tutto il loro appoggio e sostegno a questo magnifico progetto. L’occasione per ufficializzare la società venne con l’inaugurazione, nel 1901, del monumento a Umberto I; infatti per celebrare l’evento furono organizzate diverse competizioni sportive di nuovo e di corsa ma per potervi partecipare era necessario far parte di una società riconosciuta: nacque così la “S.S Lazio di nuoto e podismo”.
Venne scelto il nome Lazio per dare l’idea che essa era un’associazione che andava oltre i confini cittadini, e voleva rappresentare l’intera realtà sportiva laziale, inoltre a Roma erano già presenti diverse altre società sportive che rappresentavano prettamente la città. Vi è inoltre una “leggenda” sulla scelta del nome e dei colori: si racconta che furono presi in prestito dal nome di un piccolo battello per il trasporto civile, chiamato appunto “Lazio”, che ogni ora percorreva il Tevere lungo tutta la città con le fiancate colorate di bianco e azzurro (i quali sono anche i colori della bandiera greca, quindi rimandava all’ideale delle olimpiadi).
Oggi la S.S.Lazio conta più di 10.000 iscritti, i quali si riuniscono settimanalmente per praticare ogni sorta di sport all’interno delle 62 sezioni presenti in tutta Roma; essa è sicuramente la società sportiva più grande d’Italia e d’Europa e probabilmente quella con maggiori sezioni e sport praticati a livello mondiale. La Lazio ha avuto il merito di introdurre il calcio a Roma e il basket ed il rugby in Italia; la sezione calcio è sicuramente la più famosa di tutte, ma è anche una delle meno titolate, mentre la sezione di nuoto, ininterrottamente iscritta all’albo del Coni dal 1901, vanta nel suo medagliere diversi ori olimpici, mondiali e nazionali, con inoltre più di mille primati nazionali portati a casa.
La S.S.Lazio, durante i tragici anni della Grande Guerra, fu del tutto “partecipe” al conflitto, dal momento che moltissimi giovani romani chiamati al fronte erano anche iscritti alla società. A momento dell’entrata in guerra tutti e nove i fondatori partirono per il fronte, così come tutti i suoi iscritti (300/400). Alla fine del conflitto la società contò 30 morti,13 feriti gravissimi, svariate decine di feriti e ben 73 onorificenze. Nel momento della chiamata alle armi, nessuno si tirò indietro, nessuno cercò di evitare il fronte, ma partirono tutti con orgoglio e coraggio verso la morte. Arrivati al fronte nessuno cercò di disertare, anzi, un giovane ragazzo disertò, e fuggì, ma poco tempo dopo, preso dal rimorso, tornò in prima linea e si lanciò all’attacco delle trincee austriache, trovando la morte sul campo. Il “motto” della società è sempre stato quello di “superare i limiti. I propri limiti!”
All’inizio dei lavori per la stesura del libro, come ci ha raccontato Fabio Belisario, si avevano notizie di soli 11 associati caduti al fronte e per di più notizie vaghe e frammentate; successivamente, attraverso varie ricerche tra registri di caduti, lettere scritte ai propri cari e altri archivi militari, si è arrivati a scoprire altri 19 morti provenienti dalle fila laziali. La cosa interessante durante questi primi momenti di ricerca è stato leggere le lettere di questi giovani ragazzi partiti per il fronte: tutte le lettere scritte alle madri, alle famiglie, alle fidanzate avevano una cosa in comune, in ognuna di queste è sempre citata almeno una volta Roma. Roma rappresenta la loro casa, la loro vita, che nelle asprezze della trincea diventava il sogno di salvezza e tutti desideravano ardentemente di farci un giorno ritorno, traendo da ciò la forza di andare avanti con coraggio! In queste lettere vengono raccontati i problemi quotidiani che ogni soldato dovette affrontare, come il rancio servito gelido, i ratti che percorrevano in lungo e in largo le trincee, le pulci e i pidocchi che non davano tregua, la paura della morte sempre presente, ma in tutte è rintracciabile la voglia e il desiderio di continuare, di non arrendersi alla paura. Gli autori hanno osservato, soprattutto nelle lettere dei feriti nelle retrovie, che tutti non vedevano l’ora di lasciare gli ospedali per poter fare ritorno nelle trincee, tra i propri commilitoni e condividere con loro le privazioni e le sofferenze, nonostante sia stato calcolato che la durata media della vita di una giovane recluta appena arrivata al fronte fosse di sole 5 ore!
La Grande Guerra, come sappiamo fu uno dei conflitti più sanguinosi della storia; il fronte italiano si snodava per oltre 700 Km lungo tutto il confine alpino, e alle fine le cifre riguardanti i caduti si aggirano sui 700.000 morti: un morto ogni metro. Alla tragedia dei morti vai poi aggiunta la triste storia dei feriti gravi e soprattutto degli sfigurati al volto, i quali, spesso in condizioni di non poter essere riconosciuti dalle proprie famiglie, vennero dichiarati come morti o dispersi e vennero rinchiusi in ospedali militari dove finirono i loro giorni in condizioni di totale isolamento.
All’interno del libro, come ci ha raccontato Fabrizio Munno, Roma è sempre presente. E’ presente nei cuori dei combattenti, è presente nelle narrazioni, nei ricordi, nelle storie raccontate al fronte. I giovani atleti laziali portarono sempre con se il ricordo di casa, soprattutto quando venivano mandati in prima linea. Infatti tutti questi giovani, essendo temprati dalle fatiche sportive, venereo subito individuati come ottimi combattenti e furono, nella maggior parte, radunati nei reparti d’assalto dell’81esimo e 82esimo reggimento (successivamente venne creata la “Brigata Tevere”) e furono sempre impiegati in prima linea.
La S.S Lazio era stata strutturata come una associazione aperta a tutti, non era per solo ricchi e non era per solo poveri, era aperta a tutti i romani, la Lazio è per tutti. Essa annoverava tra i suoi iscritti anche nomi illustri come quello di Paolo Boselli, nominato dal re mentre era al fronte come Presidente del Consiglio dal 18 giugno 1916 al 30 ottobre 1917; Carlo Colombo, il fondatore degli scout italiani; Bonpiani e il dirigente Di Palma, che nonostante il loro grado trovarono la morte sul campo al fianco di soldati semplici.
Il libro è stato scritto dai questi giovani. Essi stessi hanno fatto sì che attraverso le memorie e le lettere, attraverso il loro ricordo, prendesse forma questo straordinario libro che ripercorre la storia di una società sportiva che ha rappresentato per moltissimi giovani Roma stessa. Il libro vuole rendere omaggio a loro, a questi romani che non dimenticarono mai la propria casa, il proprio fiume, il Tevere, e che furono strappati alla vita, nel fango delle trincee, sulle rive di un altro fiume, lontano e malinconico: il Piave.


·       Per maggiori informazioni riguardo il progetto e gli autori, consultare il sito web: www.laziowiki.org

* *Studente, Corso di Laura Specialistica, Università Sapienza 

Nessun commento:

Posta un commento