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sabato 22 novembre 2025

l'iTALIA NELLA SCENA MONDIALE

 DIBATTITI


Sergio Benedetto Sabetta

 

Premessa

 

In questi anni al volgere del nuovo millennio si è ripetuto in termini similari quello che accadde a cavallo tra i XIX e il XX secolo, a cui ad una fase di euforia seguì la disgregazione violenta degli equilibri politici.

            A fine ‘800 una notevole esaltazione aveva fermato le società industrializzate europee, positivismo e tecnica promettevano una crescita infinita con un coinvolgimento mondiale, l’Europa ne sarebbe stata guida e principale beneficiaria attraverso i suoi immensi imperi coloniali.

            Tuttavia già a partire dai primi anni del ‘900 si aprirono le prime crepe, conflitti che apparivano lontani e limitati quali la guerra del 1905 Russo-Giapponese, le guerre balcaniche, la crisi di Agadir e la guerra Italo-Turca per la Libia, a cui si affiancarono opposti blocchi di potenze europee.

            Una crescente conflittualità prese piede, alla quale seguì l’esaltazione della forza quale strumento diplomatico di coesione e risoluzione dei conflitti.  

            Tutto fino al precipitare nella catastrofe della Grande Guerra, dove la stabile centralità dell’Europa si dissolse insieme a quattro Imperi, con un conseguente vuoto di potere e iniziò ad essere riempito oltre Oceano e la conseguente creazione di una continua instabilità, depressione a cui si affiancò l’abitudine alla violenza quale metodo fino al crollo della 2° Guerra mondiale e al definitivo ridimensionamento dell’Europa.

            Analogamente in questi anni vi è stato un progressivo diffondersi della sfiducia su una inesorabile crescita del benessere e della pace nel mondo a direzione USA, attraverso la sola globalizzazione economica della quale gli USA erano gestori ultimi.

            Una serie di conflitti nel mondo di cui era difficile la soluzione hanno indotto gli USA ad uscirne, indebolendo ulteriormente la fiducia nel modello globale.

            L’impoverimento della stessa classe media americana, oltre alle nuove ideologie californiane in opposizione al precedente modello fondato sull’assimilazione hanno indebolito la coesione della Nazione in termini di potenza, favorendo il ridimensionamento degli USA secondo una nuova teoria di Monroe.

            Questo può pertanto in una nuova più ampia conflittualità ridurre ulteriormente l’Occidente nel suo insieme, favorendo i nuovi centri di potere, Cina e India in primis.

L’Italia nel Mediterraneo

            Cento anni fa, in questi anni, avveniva la riconquista della Libia già sottratta all’impero turco con la guerra del 1911 insieme al Dodecanneso in parte persa per le rivolte delle tribù berbere durante la Grande Guerra, dove lo sforzo principale era diretto contro l’Austria-Ungheria.

            Attualmente vi è un nuovo riprendersi spazi economico-strategici da parte della Turchia, la quale nel volere riaffermare una propria area economico-imperiale di influenza dal Mar Nero al Caucaso, dal Mar Rosso al Mediterraneo interviene nelle aree critiche tanto finanziariamente che materialmente con uomini e mezzi.

            In questo suo dinamismo nel Mediterraneo si è insediata, oltre che nella parte orientale  del Mar Egeo in Siria ed Iraq, anche nei Balcani in particolare nell’Albania al di là dell’Adriatico, per non parlare della Tripolitania a cui recentemente si è aggiunta l’infiltrazione in Cirenaica dove erano già presenti russi ed egiziani.

            Sebbene alleati vi è una competizione economica e di risorse da tenere presente, basti pensare al gas e al petrolio.

            Sorge quindi la necessità di controllare le sponde del Mare Mediterraneo, ossia le vie marittime congiunzione tra gli oceani, si deve considerare che per i mari passano l’85% delle merci mondiali, d’altronde le sponde libiche tagliano il Mediterraneo a metà permettendone il controllo.

            In questo occorre preparare e possedere una forza militare credibile, non tanto per essere usata in conflitto aperto quanto per dare credibilità all’attività diplomatica e alle trattative che ne conseguono circostanza che ha indotto sia la Turchia che la Francia a tendere verso l’assimilazione piuttosto che l’integrazione al fine di rendere omogenea la popolazione in caso di conflitto, secondo una visione di potenza.

            Dobbiamo comunque sempre tenere presente che siamo entro la strategia americana, tanto che il Memorandum del 2019 sottoscritto dall’Italia relativo al piano cinese della Via della Seta ha provocato uno scontro con gli USA, in quest’ambito, in termini più limitati, manteniamo comunque una capacità di manovra tattica nel bacino del Mediterraneo ed entro l’UE,  di cui non dobbiamo mai dimenticare i vari interessi nazionali interni che l’agitano impedendone un’azione efficace unitaria.

            Questo comporta la necessità di pianificare una propria strategia nazionale da mantenere sostanzialmente costante nonostante le vicissitudini politiche interne, il problema è la nostra frammentarietà culturale che tende ad appoggiarsi per gruppi ai vari interessi stranieri al fine di prevalere nei conflitti interni, mentre per l’estero con una visione salvifica si demanda la difesa agli USA e gli interessi economici ad alleanze con i vari potentati.

            Abbiamo osservato che l’UE è un’idea economica più che politica, dove le varie entità spesso confliggono sul piano storico-strategico, anche per le manifeste divisioni tra le varie Europe, Nordica, Baltica, Mediterranea, Orientale e Balcanica.

            Pertanto ad una proiezione sul Mediterraneo in termini economici e difensivi deve affiancarsi una proiezione verso l’Europa al fine della creazione di una propria area di influenza necessaria sia in termini economici che politici nelle continue trattative a Bruxelles.

            Questo necessita di una chiara direzione, come nel caso dei francesi che hanno agito in termini aziendalistici pianificando l’acquisto di importanti aziende italiane, espandendo così, tra l’altro, la base politico-economica nelle trattative entro l’UE, in particolare con la Germania.

            Anche con la Germania vi è un rapporto di influenza essendo la pianura padana strettamente collegata economicamente alla Baviera attraverso il Brennero e l’Austria, circostanza che conduce a spaccare l’Italia all’altezza circa della vecchia Linea Gotica, memoria del 1944/45.

            Tuttavia avere una propria strategia  e la conseguente area di influenza conduce a cambiare la propria pedagogia, impegnandosi in un percorso faticoso e costoso finanziariamente, almeno all’inizio, non gradito da una popolazione anziana e da giovani generazioni prevalentemente disabituati alla fatica di un impegno quotidiano.

            Giovani che peraltro sono nella tecnica e come tali ne diventano elemento molto efficiente, ma anche privati della capacità di una propria analisi , in quanto un “elemento” e come tale affascinati da soluzioni ideologiche semplicistiche provenienti dagli USA.  

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