DIBATTITI
Sergio Benedetto
Sabetta
“di fronte a sempre
nuove mescolanze di verità e d’inganno, deve di continuo separare e decidersi”
(Buber)
L’attuale
fase storica in cui l’Occidente sembra avere perso i suoi valori, scioltisi in
un indefinito “politicamente corretto” quale raccolta di continui individuali
diritti non controbilanciati da doveri, piano inclinato facilitato dalla
mancanza di nemici esterni che obbligassero ad una compattezza, ha impedito una
vera e propria integrazione tra culture.
Il limite
crea la forma, quello che i Romani chiamavano “Terminus” quale Dio dei confini,
ossia in altre parole le regole, la loro mancanza definita chiaramente, per
reazione, fa prevalere nuove forme di comportamenti e valori anche estranee
alla democrazia, si cade in poche parole nell’opposto.
In ogni
società le dimensioni che vengono individuate da Braduel sono “cinque”: ecologica,
economica, sociale, politica e culturale.
Questi scenari interagendo fra loro
danno luogo ad un dinamismo in cui gli equilibri, indipendentemente dalla loro
durata, sono del tutto congiunturali essendo sufficiente il mutamento di una
sola “dimensione” per necessitare un nuovo riequilibrio, ne emerge che non vi è
mai un'unica causa nel movimento
storico, tanto più in presenza di una forte e costante innovazione tecnologica.
La dinamica
accelerata comporta frequenti attriti e conflitti a tutti i livelli, anche a
seguito della crescente complessità sociale, i sistemi di regolamentazione diventano
quindi molto complessi e il sistema politico deve a sua volta possedere una
forte capacità di adattamento nella regolamentazione delle dinamiche,
circostanza che comporta anche una autotrasformazione senza tuttavia perdere la
capacità di trasmettere e conservare dei valori culturali necessari alla
comunità.
Luhmann nel descrivere la complessità di
un sistema ricorda che questa deriva dalla “selettività” nei collegamenti a
seguito di una “impossibilità” di collegare tutti gli elementi fra loro, la stratificazione
che ne consegue porta alla necessità di una “gerarchizzazione” e di una
“differenziazione funzionale”, la funzionalità differenziata tra sistemi, di
cui è difficile una preventiva regolamentazione, porta ad una elasticità
maggiormente adattabile alla complessità ambientale, in cui funzione
fondamentale è la capacità di raccordo della politica che deve principalmente
fornire nuovi significati all’universo in cui vive l’uomo.
Il sistema
nato dalla forma gerarchica e dalla differenziazione è qualcosa di diverso da
una semplice somma di elementi essendo fornito di proprietà e contenuti
specifici, quello che occorre definire è l’intensità delle interazioni tra gli
elementi stessi e la loro eventuale incanalazione in sistemi di comunicazione
che ne determinano la struttura spaziale, creando al contempo una gerarchia
simbolica.
Il processo
umano non è che una soluzione dei problemi mediante prove, errori e selettività
basata su regole euristiche le quali permettano una retroazione di informazioni
dall’ambiente, a loro volta le interazioni tra sottosistemi se a breve termine
sono scarse a lungo termine diventano sensibili al comportamento aggregato
degli altri sottosistemi stessi.
Nella loro
interazione vi sono dei limiti oltre i quali vi è un’impossibilità di ulteriori
interazioni, che calato nei sistemi sociali si trasforma nell’impossibilità
umana di elaborareuna moltitudine di informazioni in parallelo ma solo in
termini seriali, limitando per tale via il numero delle persone simultaneamente
coinvolgibili in una interazione, così l’aspetto gerarchico ci permette di
semplificare i rapporti tra sottosistemi adattandoli alle nostre capacità di
memoria e computo.
Se un
sistema ha elementi di inferenza con altri sistemi si crea l’aspetto
“economico” e può essere descritto in termini economici, con una
differenziazione tra mondo “dato” e mondo “manipolato” in un continuo passaggio
tra descrizione di stato e descrizione di processo.
Il mutamento
sociale non è che la trasformazione del sistema di azione, ossia dei rapporti
umani e delle forme di controllo sociale, in altre parole non le regole ma deve
cambiare la stessa natura del gioco che disciplina i rapporti sociali e
costituire le trame istituzionali (Crozier),
devono quindi esistere accanto a rapporti di forza favorevoli, capacità
cognitive e relazionali oltre all’instaurarsi di dinamiche di governo in grado
di gestire la transizione, quello che comunque è determinante nel cambiamento è
il livello tecnologico, il ruolo della scienza ed il mercato del lavoro.
Nell’uomo vi
è l’esigenza fondamentale di controllare lo spazio circostante entro il suo
raggio di azione, organizzando il disordine, solo la circolazione ricorsiva gli
permette di semplificare la complessità mantenendo un equilibrio continuo tra
complessificazione e decomplessificazione in cui la semplicità della struttura
in esame poggia su una complessità sistemica, così che il pensiero possa
cogliere contemporaneamente diversi livelli mettendoli in relazione fra loro (Morin), prevale in questo processo il
“pensiero laterale” in cui il soggetto viene ad esplorare le possibilità (
complessità) superando l’aspetto “centrale” del vincolo (ordine).
Nel governare
la complessità è indispensabile possedere, oltre che una visione specialistica
integrata ad una visione di insieme, anche una visione:
-
Funzione
con visione simbolica;
-
Teorica
con visione estetica;
-
Sistemica
con visione estetica;
circostanza che conduce ad una più attenta valorizzazione sia
delle dimensioni dei valori che dei desideri, superando l’aspetto più
funzionale e simbolico proprio della teoria dei sistemi questo in funzione di
un interesse della qualità, vi è in questa visione una responsabilità politica
nel dover superare le nascenti dicotomie (Buckley).
La
responsabilità quale capacità di decisione, iniziativa e soluzione di problemi
deve colloquiare con la cooperazione, come capacità di comunicare, negoziare,
coordinarsi e integrarsi, agendo sui codici affettivi di base mediante valenze
simboliche in quanto ogni accadimento
può essere letto in termini funzionali o simbolici (Malinowski), in modo da cercare di realizzare una coerenza tra
obiettivi sociali e strategie dei singoli, infatti vi è sempre un agire
simbolico quello che muta è il fine ultimo.
L’uomo ha
necessità di dare un senso al proprio lavoro il quale non può che fondarsi su
aspetti etici, estetici, socio-relazionali e cognitivi, nella ricerca di un
benessere fisico, economico e spirituale in una società dove i rapporti sono
variabili nel tempo e nello spazio, minata dal rischio di continui default
provocati dall’intrecciarsi di debiti per eccesso di spese e speculazioni su
strumenti finanziari sempre più rischiosi, che nel fare ondeggiare le economie
dalla crisi ottengono enormi utili.
Si crea un
senso generale di impotenza, di mancanza di controllo che si trasforma
socialmente in depressione a fronte di specifici casi di riprese.
Si tratta di
una depressione che da sociale si trasforma in organizzativa, anche grazie
all’invecchiamento del personale che diventa un “costo per invecchiamento”
nelle organizzazioni senza la possibilità di una sua esternazione, in quanto
l’invecchiamento è sistemico con conseguente caduta del PIL , venendo meno una
giusta proporzione tra le diverse leve con discrasie nell’uso delle tecnologie,
scarsa voglia di innovazione e sperimentazione assumendone i relativi rischi,
crescenti costi sanitari da scaricare sulle organizzazioni stesse, senso di
prigionia che interferisce sui processi produttivi, considerando che diverse
sono le prospettive e le capacità richieste tra i vari livelli organizzativi.
I riflessi
sui sistemi pensionistici e sanitari sono eclatanti, viene meno la possibilità
di aumentare il numero e la capacità dei contribuenti mediante un incremento
lavorativo in termini di numero dei lavoratori e della loro capacità
produttiva, l’onda generazionale momentaneamente sospesa di fatto carica
ulteriormente gli effetti nel momento in cui si abbatterà, non mitigata
dall’afflusso dell’entusiasmo e delle capacità lavorative delle nuove leve,
anche il patrimonio pubblico viene usato nell’ottica di fare immediata cassa e
non quale riserva patrimoniale a tutela del welfare e del sistema pensionistico
in particolare.
L’innovazione
non è che l’effetto di una graduale sostituzione dei singoli componenti della
popolazione (Hannan e Freeman) in
presenza di una razionalità limitata, per cui vi è in realtà quale opposto alla
teorica massima efficienza il realizzarsi del criterio di una “soddisfazione
minimale”, e dell’opportunismo umano che crea
dei costi di produzione e transizione ( Nuova Economia Istituzionale – Williamson),
tanto che Crozier afferma che vi è nelle
organizzazioni solo un modo per il cambiamento: la crisi.
Il male è
anche una mancanza di decisione, nella quale si perde la necessità di una
direzione travolti dall’infinità delle possibilità (Buber).
Bibliografia
- W. Burckley, Sociologia e teoria dei sistemi, Rosenberg & Sellier, 1976;
- F. Braudel, I tempi della storia. Economia, società, civiltà, Ed. Dedalo, 2001;
- M. Crozier, Stato modesto, Stato moderno, Ed. Lavoro, 2010;
- N. Luhmann, Organizzazione e decisione, Mondadori, 2005;
- N. Luhmann, Potere e complessità sociale, Il Saggiatore, 2010;
- E. Morin, La sfida della complessità, Le Lettere, 2011;
- B. Malinowski, Diritto e Costume nella Società primitiva, Newton Compton, 1972;
- O. Williamson, I meccanismi del governo. L’economia dei costi di transazione: concetti, strumenti, applicazioni, F. Angeli, 1998.
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