APPROFONDIMENTI
Massimo Coltrinari
(ricerca 208 aggiornata al 2015 e 2024)
Il tema che mi
è stato assegnato per questo incontro riguarda la prigionia, nella sua forma di
internamento, dei militari italiani all'indomani della firma dell'armistizio
con le potenze Alleate da parte dell'Italia.
Le vicende sono
note: Vittorio Emanuele III, dopo aver colto l'occasione del voto contrario a
Mussolini del Gran Consiglio del Fascismo, di esonerare dalle responsbailità di
governo Mussolini, affidò al Meresciallo badoglio l'incarico di formare un
governo che trovasse una soluzione accettabile per uscire dalla guerra
dichiarata il 10 giugno 1940 alla Francia ed all'Inghilterra e dalla stragrande
maggioranza degli italiani, nell'estate del 1943, considerata ormai perduta.
Il Maresciallo
Badoglio, dopo tentativi più o meno infruttuosi, risce a prendere contatti con
gli Alleati e a gingere alla firma di un Armnistizio tra l'Italia e le potenze
anglosassoni. Questo Armistizio viene siglato il 3 settembre
La notizia di
tale firma viene data dagli Alleati, all'insaputa di badoglio la sera dell'8
settembre, con lo scopo primario di agevolare lo sbarco nel golfo di Salerno
previsto nella notte tra l'8 settembre ed il 9.
Il governo badoglio non riesce a padroneggiare la situazione e
praticamente lascia le Forze Armate in
balia di se stesse. La pronta reazione tedesca, agevolata dal fatto che
Berlino, dalla caduta di Mussolini, aveva sempre piuù diffidato
dell'atteggiamento italiano, nel breve volgere di qualche giorno disarma ed
annienta tutte le forze armate italiane sia in Italia che all'estero,
determinando l'inizio della tragica
odissea degli Internati Militari
Italiani in Germania
Secondo studi
recenti[1] l'Italia schierava, alla data
dell'armistizio oltre 1 milione e mezzo
di uomini; complessivamente ne sono stati disarmati 1006730, mentre i rimanenti
493.000 sono riuscite a sfuggire alla cattura tedesca, o a raggiungere la
montagna, o le proprie case oppure, se all'estero, i movimenti di
resistenza già attivi contro la
coalizione antihitleriana.
Secondo le stesse fonti i
10076780 militari italiani catturati dai tedesci, sono stati presi dai seguenti
reparti germanici: Comando gruppo Armate B, Rommel, in Italia, 415.682, Comando
19° Armata, in Francia, 58722, Comando
Sud Italia, Kesserling, 102.342, Comdando gruppo Armate Est, Grecia ed Egeo,
265.000 e Comando 2a Armata Corazzata,
Balcani, 164.986.
La stessa fonte
offre il seguente quadro generale di situazione sui militari italiaani
internati in Geermania:
-
militari italiani alle armi, oltre 1.500.000
-
militari italiani sfuggiti alla cattura, 493.000
-
militari italiani catturati, 1006.780
-
militari italia sfuggiti ai tedeschi dopo la cattura, 190.000
-
militari italiani internati, 725.000
-
militari italiani che hanno aderito alla RSI dopo l'ingresso nei lager,
114.500
-
militari italianiconsiderati prigionieri ed inviatial fronte dell'est
come ausiliari, 12000
-
militari italiani internati nei lagr del III Reich e territori
occupato, 598.000
Da questo riepilogo emerge
che il 19% ( 190.000) del totale di 1.006730 militari disarmati sono sfuggiti
ai tedeschi o col loro consenso o per abilità personale, mentre circa il 20%
hanno collaborato con i tedeschi sia la momento del disarmo (90.000) sia con le
successive adesioni dall'ottobre 1943 al gennaio 1944 (114.500), cifra che
rappresenta il 16% degli italiani internati nei campi di concentramento (725.000).
I dati che sono stati
riuportati presentano discrepanze dell'ordine dell1% e quindi dovrebbero
corrispondere o essere quanto meno piuttosto vicine alla relatà storica.
[1] Schreiber G., I Militari Italiani Internati nei campi di
concentramento del Terzo Reich 1943 -1945, Ministero della Difesa, Stato
Maggiore dell'esercito, ufficio Storico, Roma, 1992
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